Sapere Potere Volere

Sapere Potere Volere

Qualche sera fa, tornando a casa da Bologna, mi scrive mia moglie su whatsapp e mi chiede di andare subito a comprare 4 cose “assolutamente necessarie per la cena”.

Dopo averle risposto con un laconico “OBBEDISCO” (lo stesso usato 155 anni fa da Garibaldi nel telegramma inviato al Generale La Marmora) decido - visto che erano quasi le 20 - di uscire immediatamente dall’autostrada per mettermi alla ricerca di un negozio.

Dopo poche centinaia di metri ne trovo subito uno: insegna ancora accesa “Buono & Bello Shop” (nome di fantasia che userò al posto di quello vero), ampio parcheggio: non ci penso un attimo, mi fermo ed entro.
Rimango subito colpito dalla quasi assenza di personale (sia nei reparti che alle casse), dai prezzi sicuramente non economici e – soprattutto – dal fatto che ogni prodotto sugli scaffali (dal latte, ai succhi di frutta, dagli affettati ai crackers, dal pecorino all’olio extravergine, dallo shampoo alla carta igienica, ecc ecc) era marcato “Buono & Bello Shop”.

La cosa mi spiazza un poco essendo io abituato - quando vado a fare la spesa - a scegliere per ogni prodotto quello della marca che io ritengo migliore; comunque in un quarto d’ora prendo le 4 cose ordinatemi da mia moglie (ops, cara  volevo dire “gentilmente richieste”), pago, esco e riparto per la mia amata Fossombrone.

Salito in auto mi vengono in mente alcune considerazioni:
1) possibile che i sistemi di selezione, produzione, lavorazione, conservazione e vendita dei prodotti adottati dalla catena “Buono & Bello Shop” siano davvero in grado di offrire ai clienti il meglio che esiste sul mercato ?
Difficile crederlo vista l’immensa gamma di marche oggi a disposizione;
2) possibile che i clienti di quella sera non percepissero l’importanza di andare invece in un altro supermercato dove, merce per merce, trovare ed acquistare i prodotti effettivamente migliori in termini di qualità, genuinità, sostenibilità ecologica, prezzi ?
Sicuramente tanti ne erano consapevoli ma la posizione del punto vendita, l’ampio parcheggio a disposizione, la comodità di non dover fare tanti ragionamenti affidandosi direttamente alle scelte fatte a monte da “Buono e Bello Shop” - probabilmente contavano di più.

Qualcuno adesso si chiederà: ma perché oggi Cordella ci fa questi discorsi ?
Semplice, perché anche quando si investono i propri denari funziona più o meno alla stessa maniera ed alla stessa maniera la differenza che c’è in termini di rendimenti ottenuti e di rischi assunti - tra l’investire i propri centomila euro sui prodotti dei migliori gestori al mondo rispetto che sui prodotti di una sola società di investimento/emittente - può essere davvero importante.

Per meglio comprendere questo ho realizzato 2 analisi sui risultati ottenuti da 105 società di gestione negli ultimi 3 anni nell’azionario statunitense e nell’obbligazionario globale.
Bene, la casa di investimenti risultata migliore nell’azionario (con un bel +146% a fronte di un indice che ha fatto il 72%) nell’obbligazionario è invece risultata al 72° posto (su 105 società).
Quella risultata peggiore nell’azionario (con un pessimo +17%), nell’obbligazionario è risultata 9°: quindi tra le migliori all’interno delle 105 società prese in considerazione.

Questo dimostra come non c’è alcuna società di investimento (né italiana, né estera) che possa essere considerata la migliore in senso assoluto visto che – come la mia analisi ha ben dimostrato – chi è magari eccellente nell’asset class obbligazionario corporate risulta poi scarsa nell’obbligazionario governativo, chi spicca nell’azionario tedesco è magari mediocre nell’azionario cinese, chi è da “10 in pagella” nell’immobiliare internazionale può essere da “4” nelle materie prime …

È corretto, comunque, chiarire che la performance non è l’unica variabile da tenere in considerazione per poter considerare un prodotto migliore di un altro: si deve valutare anche la rischiosità che un gestore rispetto ad un altro assume ed – ovviamente - i costi.
Per capirci: se ci sono 2 fondi che nell’ultimo anno (su un stessa  asset class) hanno entrambi fatto + 10% ma il primo ha una volatilità del 18% ed uno del 10%, il migliore da utilizzare sarebbe il secondo (sempre che i costi siano in linea a quelli del primo fondo).
A tal riguardo c’è tutta una serie di indicatori ed elementi da valutare quali l’indice di Sharpe, Sortino, Information Ratio, Alpha, Beta, Volatilità, Drawdown, costi di gestione, di sottoscrizione, di performance, penali di uscita, T.E.R. ….

In conclusione è indispensabile che il Private Banker a cui si è affidato la gestione del proprio patrimonio sappia - e soprattutto possa e voglia - scegliere quelli che davvero sono i migliori prodotti finanziari disponibili sul mercato.

 

Filippo Cordella
Private Banker
Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking
Ancona-Civitanova-Jesi-Senigallia-Pesaro
Cell: 3200222185

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