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Perché il cavallo non beve più ?

Perché il cavallo non beve più ?

A questa domanda la risposta più ovvia sarebbe “perché ha già bevuto abbastanza”.
Forse, però, potrebbe non essere l’unica.

Chiariamo innanzitutto che non ho nessuna intenzione di dilungarmi su comportamento ed etologia del cavallo: è solamente la frase introduttiva del mio nuovo post dedicato alle conseguenze ed all’inutilità, ormai, di quel perseverare delle Banche Centrali con le politiche monetarie ultra-espansive iniziate circa 10 anni fa (in Giappone 30 anni fa) in risposta alla crisi finanziaria originatasi negli States con lo scoppio della bolla delle obbligazioni sub-prime.

Una perseveranza che ha ormai ben pochi risvolti positivi da offrire e tanti, invece, da aggiungere alle criticità ed effetti collaterali generatisi in questi anni in conseguenza a tale interventismo.

Un fiume di miliardi di $ che Federal Reserve, Banca Centrale Europea, Bank of England, Bank of Japan, Popular Bank of China hanno speso per fare acquisti direttamente sui mercati finanziari spingendo letteralmente alle stelle le quotazioni dell’equity e dei bond (sia governativi che aziendali) e condizionandone pesantemente l’andamento e, ad oggi, le prospettive future.

Prezzi alle stelle delle obbligazioni che si sono ovviamente tradotti in rendimenti alle “stalle” con l’assurdità di ben 15.000 miliardi di $ di bond presenti sui mercati con rendimenti a scadenza negativi (cioè chi se li comprasse e li tenesse fino alla scadenza avrebbe la sicurezza di ottenere un risultato negativo: su un governativo tedesco a 10 anni sarebbe del - 6%).
Come se non bastasse tanti di questi bond a rendimento negativo sono addirittura emessi da società e Stati ad alto rischio/non investment grade: cioè obbligazioni dove c’è pure la concreta possibilità di non ottenere nemmeno il rimborso alla scadenza, una vera “figata” per chi ci investe!

Rendimenti negativi che stanno per arrivare a coinvolgere anche la liquidità detenuta dai risparmiatori nei c/c: è dell’altro giorno la richiesta alla Bce rivolta da Mustier, amministratore delegato di UniCredit, di poter “scaricare” l’onere dei tassi negativi sui conti correnti dei clienti con saldi sopra i 100.000 € (dal momento che gli istituti di credito pagano oggi lo 0,50% sui depositi da loro detenuti presso la Bce oltre un determinato importo).
Una specie di “tassa sui depositi” che è già, comunque, divenuta realtà in Svizzera, Danimarca ed in diverse banche regionali tedesche (con tassi a -0,75%).

E l’assurdo che ha creato, questo approccio accomodante dei banchieri centrali, è che, tanto più l’economia dà segni di stanchezza, debolezza e rallentamento (come sta appunto succedendo) e tanto più i mercati (sia quelli obbligazionari che azionari) salgono nella certezza che la necessaria dose di “droga” sui mercati verrà ancora comunque “somministrata” dai Draghi o Powell di turno (come è avvenuto puntualmente nelle scorse settimane).

Un ottimismo di operatori e mercati che, a mio avviso, è però forse eccessivo rispetto a quello che in pratica ulteriori operazioni di stimolo monetario potranno effettivamente ottenere.
Questo sulla considerazione che ulteriori allentamenti dei tassi di interesse in un sistema in cui si stanno segnando ogni giorno nuovi record nel livello dei crediti erogati ad aziende e privati (solo per fare un esempio, negli States, i famosi mutui sub-prime che nel 2007 rappresentavano il 23% della totalità dei mutui, adesso sono addirittura al 30%) difficilmente potranno essere in grado di rinvigorire l’economia in quanto è dimostrato che quando c’è troppo debito la domanda di nuovi prestiti è poco elastica all’andamento dei tassi d’interesse.

Cosa, questa, ancor più vera in situazioni in cui i tassi sono già a zero (in Europa e Giappone siamo appunto a questi livelli) tale da rendere - per il sistema bancario - sempre meno conveniente erogare credito.
Quindi se è scontato che i tassi a zero sono favorevoli per chi si indebita, non possiamo dire che lo sia altrettanto per chi presta denaro. Tutt'altro, visto anche che chi presta i soldi oltre a farlo gratis dovrebbe comunque assumersi il rischio che il debitore alla scadenza non restituisca il capitale: mi sa un po’ troppo ….

E’ questa, cioè, la famosa “trappola della liquidità” con cui le banche centrali (in primis Bce e Bank of Japan) hanno oggi a che fare; una situazione in cui nonostante il costo del denaro sia ormai a zero (o addirittura negativo) l’imprenditore e il privato cittadino non prendono più soldi a prestito per investire o per spendere in consumi.

La situazione, cioè, in cui “il cavallo non beve”:
- perché ha già bevuto abbastanza;
- perché non c’è quasi più nessuno che ha interesse a dargli l’acqua;
- e perché ha, lui stesso, perso la speranza del domani.

Povero cavallo…..

Filippo Cordella
Private Banker & Analista Finanziario

 

DISCLAIMER

La presente pubblicazione è stata redatta da Filippo Cordella - Private Banker di Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking, iscritto all’Albo Unico dei Consulenti Finanziari (OCF) con delibera Consob n. 13096 del 24/4/2001, iscritto al Registro IVASS - Sez. “E” come Collaboratore di Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking.
Le informazioni contenute in questo report sono frutto di notizie e opinioni che possono essere modificate in qualsiasi momento. La presente pubblicazione viene fornita per meri fini di informazione ed illustrazione, a titolo meramente indicativo, non costituendo in alcun modo una proposta di conclusione di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di strumenti finanziari.
Qualsiasi decisione di investimento che venga presa in relazione all’utilizzo delle presenti informazioni ed analisi è di esclusiva responsabilità dell’investitore ed in ogni caso né Filippo Cordella, né Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking possono essere ritenuti responsabili di eventuali danni diretti o indiretti dovuti ad un uso improprio delle informazioni fornite o da eventuali inesattezze delle medesime.

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Wall Street ed il gioco delle 3 carte: i BUYBACK

Wall Street ed il gioco delle 3 carte: i BUYBACK

Vietata fino a qualche decennio fa perché illegale, la pratica del buyback (cioè il riacquisto sul mercato da parte delle aziende delle proprie azioni) ha registrato negli ultimi anni a Wall Street un’impennata clamorosa.
Dal 2009 ad oggi le aziende Usa hanno fatto buyback per 4.644 miliardi di dollari: un importo doppio rispetto agli acquisti per investimenti fatti da fondi pensione, investitori esteri, famiglie statunitensi, fondi comuni e compagnie assicurative.
Solo nell’anno 2019 si spenderanno circa 1.000 miliardi di dollari, più di quanto le stesse aziende investono per sostenere e sviluppare il proprio business.
Si stima che una percentuale compresa tra il 40 e il 60 per cento dei tagli fiscali targati Trump anziché essere usati per accelerare l’economia, la Corporate America li abbia usati proprio per riacquistare le proprie azioni e spingere così più in alto il loro prezzo.

C’è, oltretutto, da aggiungere che spesso questi piani di acquisto sono attuati anche quando alle aziende manca la liquidità: sono cioè fatti a debito !! Nel recente passato più del 30% delle operazioni di buyback sono state fatte tramite il canale del debito. Non è difficile capire quanto appesantire il bilancio di una azienda con nuovo debito, al solo scopo di sostenere le quotazioni dei propri titoli, sia un’azione a dir poco discutibile.
Uno tra i tanti casi eclatanti è quello dell’Harley Davidson che dal 2015 ad oggi ha speso quasi 3 miliardi di $ per riacquistare azioni proprie: una scelta che, non solo, non ha impedito il tracollo del titolo (che ha perso circa metà del suo valore nell'ultimo quinquennio) ma ha anche contribuito ad appesantire ulteriormente la posizione debitoria dell'azienda: nel 2015 il suo debito valeva 4,7 volte l'Ebitda, oggi è 7,4 volte tanto!

Ma non sarebbe meglio che tutti questi miliardi fossero stati utilizzati per fare investimenti in azienda con prospettive di lungo termine o al massimo per ridurre il debito e risanare i bilanci ??

Veniamo, adesso, a capire il perché di questa folle “mania” per i buyback.

I buyback servono a spingere in alto il prezzo delle azioni (quanto meno nel breve termine) e a migliorare (anche se solo in apparenza) i ratios borsistici delle società:
1) con un buyback si aumenta la domanda di una azione e quando la domanda di una azione aumenta, il suo prezzo sale (questo vale anche per i bond, le valute, l’oro, gli immobili, ….il pesce, …….le patate, ecc;
2) con un buyback si riduce il capitale in circolazione di una società, cioè si riducono le azioni a disposizione sul mercato: e, si sa, più una cosa è scarsa e più il prezzo tende a salire…..
3) con un buyback si migliorano i ratios borsistici delle società, in particolare l’Earning per Share EPS (il rapporto utile/azione), il Dividend Yield (il rapporto dividendo/prezzo) ed il Price Earning P/E (il rapporto prezzo/utile). Mostrando (seppur formalmente) un valore intrinseco maggiore, si stimolano ulteriormente acquisti e quindi si spingono ulteriormente in alto i prezzi….
Per comprendere meglio questo 3° punto è bene sapere che le azioni oggetto di un buyback - diventando di proprietà della società - non vengono più prese in considerazione nel calcolo dei multipli di borsa: quindi, voilà, il gioco è fatto.

Facciamo l’esempio di una società “Alfa” con un capitale diviso in 1.000.000 di azioni negoziate in Borsa a 850 $ ciascuna; un utile complessivo di 60.000.000 $ e di dividendi complessivamente distribuiti per 30.000.000 $.
I ratios di questa società sarebbero: EPS pari a 60 $ (60.000.000 $ / 1.000.000 azioni), Dividend Yield pari a 30 $ per azione (30.000.000 $ / 1.000.000) ed in % al 3,5% (30$ / 850$ *100), P/E pari a 14,2 (850$ / 60$)
Ipotizziamo che poi la società Alfa effettui un buyback di 200.000 azioni.
Il numero delle azioni che compongono il capitale resterebbe, ovviamente, pari ad 1.000.000 ma il numero delle azioni circolanti scenderebbe a 800.000 (e su queste 800.000 azioni si calcolerebbero i nuovi multipli): l’EPS da 60 salirebbe a 75 $ (60.000.000 $ / 800.000 azioni), il Dividend Yield da 30$ per azione salirebbe a 38$ e, percentualmente, dal 3,5% salirebbe al 4,4% (38 / 850 *100), il P/E da 14,2 scenderebbe a 11,3.
EPS e Dividend Yield migliorerebbero del 25% ed il Price/Earning del 20% !!

Ed infatti secondo i calcoli di Artemis Cm (società statunitense di analisi e consulenza registrata alla SEC) la crescita degli utili per azione delle aziende Usa dal 2012 al 2017 è stata per il 72% frutto della sola politica di riacquisto di azioni proprie !!

Quindi non è difficile affermare che questi buyback sono una vera e propria “manipolazione delle quotazioni”. Questo, ovviamente, non è solo un’opinione di Cordella: c’è chi li chiama “una dipendenza dalla cocaina aziendale” (L’Economist), chi “auto-cannibalizzazione” (Reuters), chi “un conflitto d’interessi travolgente” (Il Financial Times), chi “una manipolazione del prezzo delle azioni“ (L’Harvard Business Review).

Compreso meglio che cosa sono e che effetto hanno avuto questi buyback sui mercati, spero che - quando qualcuno Vi verrà a raccontare che “oggi i prezzi a Wall Street non sono affatto cari grazie al fatto che i multipli borsistici delle aziende sono in linea ai valori medi storici.....” - qualche dubbio Vi sorga (anche sulla correttezza, serietà e professionalità dell’interlocutore).

Comunque, al lato pratico, è innegabile che questi buyback hanno fatto finora la felicità di tutti:
• degli azionisti: che hanno visto salire il valore della loro partecipazione;
• dei top manager delle aziende: che hanno fatto soldi a palate (grazie al fatto che hanno i bonus che scattano quando il titolo o l'utile per azione supera determinate soglie)
• di chi è alla guida politica/economica/monetaria degli Stati Uniti perché una Wall Street che brilla è una delle migliori carte che si possano giocare per mantenere la leadership a livello nazionale ed internazionale;
• di chi lavora e vive nel mondo della gestione dei risparmi (banche, intermediari, sgr, assicurazioni, operatori, consulenti finanziari) che, indirettamente, guadagnano molto meglio con strumenti legati all’equity che non rispetto ad altre asset class.

Tutti quindi felici ma ricordiamo che tutto questo resta, comunque, solo un giochino, un’illusione, un “Campo dei Miracoli” da cui, prima o poi, saremo costretti ad uscirne per tornare ad una realtà un po' diversa.

Ma adesso non allarmateVi: chi ha un Private Banker d’Eccellenza al suo fianco (che gli avrà nel frattempo suggerito tutta una serie di contromisure da adottare vista l’attuale “particolare” situazione dei mercati) non ha nulla da temere: quando comincerà il temporale probabilmente si bagnerà le scarpe, i calzini ma nulla di più.

E chi un Private Banker d’Eccellenza non ce l’ha (e magari credeva pure di averlo) ??
Beh, che si compri almeno un buon ….. shampoo per i capelli !!!

Cordella Filippo
Private Banker & Analista Finanziario

 

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La presente pubblicazione è stata redatta da Filippo Cordella - Private Banker di Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking, iscritto all’Albo Unico dei Consulenti Finanziari (OCF) con delibera Consob n. 13096 del 24/4/2001, iscritto al Registro IVASS - Sez. “E” come Collaboratore di Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking.
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Qualsiasi decisione di investimento che venga presa in relazione all’utilizzo delle presenti informazioni ed analisi è di esclusiva responsabilità dell’investitore ed in ogni caso né Filippo Cordella, né Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking possono essere ritenuti responsabili di eventuali danni diretti o indiretti dovuti ad un uso improprio delle informazioni fornite o da eventuali inesattezze delle medesime.

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L’investimento del Secolo ……

L'investimento del Secolo ....

Con TV, giornali, media che quotidianamente ci parlano:
- delle tante incertezze dei mercati finanziari con Wall Street vicina ai massimi ma con i primi evidenti scricchiolii del trend rialzista di lungo termine;
- della guerra commerciale tra Usa e Cina che non potrà non avere ripercussioni negative su una crescita economica già ovunque in affanno (anche la Germania in recessione);
- di una hard Brexit alle porte e di un governo italiano “ballerino” che non fanno che aumentare l’instabilità nella zona euro;
- delle proteste ad Honk Kong con i dubbi sulla possibile reazione della Cina;
- delle rinnovate tensioni nel Golfo Persico tra Iran e Stati Uniti che inducono lo stesso papa Francesco a dire “ho davvero paura dello scoppio di una guerra nucleare”;
comincio a pensare se non sia davvero il caso di liquidare tutti i mie investimenti per mettere tutto in un bel titolo di stato in Euro (così da non avere il rischio cambio), a doppia o tripla “A” (così da non avere il rischio emittente) e magari anche con scadenza lunga (così da non ritrovarmi fra qualche anno a dover nuovamente trascorrere ore col mio Private Banker a parlare di asset allocation, diversificazione, ecc per risolvere l’amletico problema di come investire i miei risparmi).

E come per miracolo, “sfogliando” l'Ipad mi imbatto in quello che - senza ombra di dubbio – è:  l’investimento del … Secolo !!
Si, proprio l’investimento del secolo visto che si tratta di un’obbligazione governativa austriaca (Isin AT0000A1XML2), tasso 2,1% e con scadenza a 100 anni (21/9/2117) che mi risolverebbe – per sempre - il problema degli investimenti a me, mio figlio ed al figlio di mio figlio.

Sarebbe, infatti, questa una obbligazione:
- in euro: rischio cambio ZERO.
- di un paese sicuro come l’Austria: paese con 2 belle “a” come giudizio da parte delle agenzie di rating (“AA+” per Standard &Poors e “Aa1” per Moody’s): rischio emittente ZERO
- con cedola del 2,1% che su quel mio milioncino (….magari) di euro sarebbero bei 21.000 € all’anno: non mi sembra affatto male un rendimento del 2,1% all’anno !!
- con rischio prezzo quasi nullo visto anche che la Banca Centrale Europea sta varando un nuovo Quantitative Easing (con cui riprenderà ad acquistare sul mercato titoli governativi e societari europei tra cui anche quelli dello stato austriaco) così come la Federal Reserve è già passata da una politica restrittiva a, nuovamente, una espansiva operando qualche settimana fa un primo taglio dei tassi dello 0,25.

Beh, le affermazioni ed i ragionamenti che – provocatoriamente - ho appena proposto potrebbero sembrare ridicoli a chi ne mastica un po’ di questi argomenti ma in considerazione del fatto che le quotazioni di questo Bond, emesso nel settembre 2017 sono in neanche 2 anni raddoppiate, quindi hanno fatto + 100% (oggi viene scambiato attorno a 200, l’altro giorno addirittura era a 205) vuol dire che – comunque – tanti che hanno fatto simili ragionamenti ci sono stati, eccome.
Sono stati talmente tanti gli acquirenti che il governo di Vienna si è convinto, qualche giorno fa, ad emetterne una nuova tranche per un controvalore nominale di 1,25 miliardi (raccogliendo sottoscrizioni per 5,3 miliardi cioè oltre 4 volte l’offerta).

Lo so che buona parte di coloro che hanno messo in portafoglio questo bond matusalemme sono gli “istituzionali” quali banche, assicurazioni o fondi pensione che hanno obiettivi e logiche di investimento diverse da quelle di un investitore persona fisica.
Lo so che ci troviamo di fronte ad un movimento strutturale di lungo periodo che ha interessato sia i mercati azionari che quelli obbligazionari (con una follia di 15.000.000.000.000 $ di bond in giro per il mondo con rendimenti negativi) grazie al supporto iper-generoso (se non in parte sconsiderato) delle banche centrali.
Lo so che le incertezze dal punto di vista politico, economico, sociale (come vedevamo sopra) ce ne sono davvero tante in giro per il mondo tanto da spingere gli investitori a fare incetta di asset rifugio come oro, franco svizzero, bond ad alto rating, ecc
Lo so che questo bond con scadenza nel 2117 è un titolo perfetto per chi fa trading.

Ma vorrei, almeno, sperare che chi – da singolo investitore - oggi (ancor più di ieri) stesse valutando di investire i propri risparmi in questo titolo (o titoli similari a 20-30-50 anni..) sia ben consapevole di apprestarsi a fare un investimento davvero “esplosivo”.

Infatti:
“Il titolo è in euro e quindi rischio cambio ZERO ??” Beh, con una Brexit in via di partenza che se non mina direttamente l’euro mina comunque l’Unione Europea ed i tanti movimenti, partiti, correnti anti Unione Europea ed anti-euro che ci sono in giro, io la mano sul fuoco sull’euro non ce la metterei neanche da qui a 20-30 anni.

“Il bond è emesso dall’Austria quindi rischio emittente ZERO ?” Beh, da qui a 30-50-100 anni nessun paese, nessuna società al mondo può considerarsi a rischio credito/emittente ZERO. Nessuna.

“Cedola 2,1% …… vi sembra poco un rendimento del 2,1% annuo ??”
Purtroppo NON è affatto cosi:
1) con le attuali quotazioni del bond arrivate a quota 200 col mio milioncino (..magari) di euro ci comprerei 500.000 € nominali su cui calcolare la cedola annua del 2,1%: cosa questa che mi genererebbe solo 10.500 € lordi all’anno (netti 9.187 €) e non 21.000 €.
2) alla scadenza – a fronte di un investimento attuale di 1.000.000 € mi verrebbero rimborsati 500.000 € con una perdita a scadenza di ben 500.000 €.
Tenendo conto di questi 2 elementi, il rendimento annuo di questo bond – per chi lo acquistasse oggi e lo tenesse fino alla scadenza (magari ad esserci alla scadenza..) - sarebbe pari allo 0,52% netto (qualora il figlio di mio figlio riuscisse a compensare nei 4 anni successivi alla scadenza tutta la maxi minusvalenza di 500.000 € - cosa non affatto semplice vista l’enormità della stessa - il rendimento salirebbe allo 0,58%).
Se poi mettiamo in conto un’inflazione media ipotetica dell’1,92% (media dell’inflazione in Austria negli ultimi 20 anni) il rendimento reale annuo diverrebbe negativo e pari a -1,4% all’anno. Tasso questo in base al quale il mio attuale milione di euro (..magari) nel 2117 corrisponderebbe a soli 251.000 €: quindi il figlio di mio figlio andrebbe a riscuotere un capitale con valore reale diminuito del 75% rispetto ad oggi.

E non è finita qui: da qui alla scadenza del bond, io, mio figlio ed il figlio di mio figlio subiremmo un rischio tasso (concretizzabile in un rischio prezzo) pazzesco che in caso di vendita prima della scadenza naturale ci esporrebbe al rischio di perdite “monstre”.
Facciamo un esempio semplice, semplice: ipotizzando che magari tra 10 anni i rendimenti sulle lunghe scadenze fossero risaliti un po’ ad esempio dell’1% rispetto ad oggi (fra 10 anni non ci sarebbe nulla di eccezionale che ciò accadesse: basti pensare che questo titolo 2 anni fa rendeva il 2,1% mentre oggi è allo 0,52% !!) le quotazioni di questo titolo crollerebbe attorno a 25-30 con la conseguenza che oggi ho investito 1.000.000 € e fra 10 anni (andando a vendere) riporterei a casa 300.000 € (- 70%) !!!

Quindi massima attenzione a questo bond ma in linea generale a tutto il comparto obbligazionario con scadenze medio / lunghe (io direi dai 10 anni in su) viste le eccezionali, assurde, attuali quotazioni: il rapporto rischio/rendimento di tali titoli risulta sbilanciato completamente dalla parte del rischio !!!

Cordella Filippo
Private Banker & Analista Finanziario

 

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Perché “il Campo dei Miracoli”

Perché “il Campo dei Miracoli"

da: ''Le Avventure di Pinocchio. - Storia di un burattino  ( capitolo 12 )

……Erano giunti più che a mezza strada, quando la Volpe, fermandosi di punto in bianco, disse al burattino:“Vuoi raddoppiare le tue monete d’oro?”
“Cioè?”
“Vuoi tu, di cinque miserabili zecchini, farne cento, mille, duemila?”
“Magari! E la maniera?”
“La maniera è facilissima. Bisogna sapere che nel paese dei Barbagianni c’è un campo benedetto, chiamato da tutti il Campo dei Miracoli. Tu fai in questo campo una piccola buca e ci metti dentro per esempio uno zecchino d’oro. Poi ricopri la buca con un po’ di terra: l’annaffi con due secchie d’acqua di fontana, ci getti sopra una presa di sale, e la sera te ne vai tranquillamente a letto.
Durante la notte lo zecchino germoglia e fiorisce e la mattina dopo, di levata, ritornando nel campo, tu che cosa trovi? Trovi un bell’albero carico di tanti zecchini d’oro, quanti chicchi di grano può avere una bella spiga nel mese di giugno.”

Nel mondo degli investimenti ci si imbatte spesso in situazioni di mercato/prodotti/operatori che ricordano il “Campo dei Miracoli” della favola di Pinocchio “dove se fai una piccola buca e ci metti dentro uno zecchino d’oro, la mattina dopo troverai un bell’albero carico di tanti zecchini d’oro”.
Ma il Campo dei Miracoli, ovviamente, non esiste e Cordella - con le sue riflessioni, analisi, commenti – ti aiuterà a comprendere come stanno veramente le cose e che fare per gestire al meglio i tuoi “zecchini d’oro”.
Nella speranza, quindi, che sia la lettura del Blog “Il Campo di Miracoli” che della Newletter “Il Campo di Miracoli” diventi per tanti un’utile e piacevole abitudine (con ritorni anche dal punto di vista pratico/economico), un saluto a tutti.

 

Cordella Filippo
Private Banker & Analista Finanziario

 

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Al via il blog e la newletter “Il Campo dei Miracoli”

Al via il Blog e la Newsletter “Il Campo dei Miracoli”

Parte oggi questo mio blog “Il Campo dei Miracoli” (e nei prossimi giorni anche la newsletter “Il Campo dei Miracoli”) esattamente 20 anni dopo la mia prima fortunata rubrica “Il Grillo Parlante” pubblicata nel maggio 1999 su Borsanalisi: uno dei siti finanziari più popolari di quell’epoca (sito vincitore anche del 1° premio de “IlSole24Ore” categoria “siti finanza”).

Quella de “Il Grillo Parlante” fu una felice “creazione” che raccoglieva dalle 4 mila alle 5 mila visite giornaliere (e poi evolutasi negli anni in un’ampia serie di report di analisi, commento, stock picking, trading system, portafogli modello, asset allocation) che mi permise di farmi conoscere e di trasformare quella che fino ad allora era stata solo una passione (per i mercati, per la finanza, per il trading, per la consulenza finanziaria) nella mia attività lavorativa (prima come responsabile del Servizio di Consulenza Finanziaria di un Istituto di Credito e poi come Private Banker di uno dei suoi portafogli più importanti).
E sono davvero contento, dopo 20 anni, di riprendere in qualche modo nuovamente spunto dalla favola di Collodi (“Il Campo dei Miracoli”) per tornare a parlare in maniera diretta, schietta, ironica, talvolta magari cruda su come e perché si muovono i mercati, quali sono le effettive opportunità, i rischi ed i costi dei prodotti finanziari, le logiche e le regole di coloro che in questo mondo ci lavorano (consulenti, banche, sgr, compagnie assicuratrici).
Questo nella convinzione - acquisita e maturata negli anni - che una maggior comprensione e consapevolezza di questi argomenti da parte degli investitori produrrebbe in loro un immediato e positivo ritorno economico in termini di “zecchini d’oro” non persi, “zecchini d’oro” risparmiati e “zecchini d’oro” guadagnati.
La newsletter “Il Campo dei Miracoli” avrà cadenza quindicinale (per adesso, poi vedremo) e metterà a disposizione dei clienti/lettori in un unico documento i vari post, commenti, spunti di riflessione che realizzerò e pubblicherò in questo blog (oltre che nelle altre mie pagine web/social media).
Quindi: un saluto caloroso a tutti nella speranza che la lettura del Blog “Il Campo dei Miracoli” e della Newletter “Il Campo di Miracoli” diventi un’utile e piacevole abitudine con benefici anche dal punto di vista pratico/economico.

Cordella Filippo
Private Banker & Analista Finanziario

 

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